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Nihil Scio, Sed Unum Scio, Nihil Scire |
Psicologia dei nuovi media
di Giuseppe Riva
Cap 4
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Cap 4 VERSO LA TEORIA DELL'INTER-AZIONE SITUATA: CORPO, SPAZIO E INTENZIONE Sintesi di Anna Iuppariello |
Una delle ipotesi della teoria dell'inter-azione situata è che l'uso di un medium modifichi il senso di presenza dell'utente. Ma, com'è possibile che l'uso di un medium possa alterare i confini dell'esperienza di un soggetto rendendolo "presente" in un ciberspazio (un luogo virtuale)? La risposta viene da un'area emergente delle scienze cognitive: la teoria della cognizione incarnata (embodied cognition). Secondo la quale la conoscenza è necessariamente situata e incarnata; ovvero, richiede un continuo feedback esterno per coordinare tra loro percezione e azione. A sostegno di questa tesi ci sono le scoperte in campo neurofisiologico – due gruppi di neuroni bimodali (visuo-motori), neuroni canonici e neuroni specchio – che portano a supporre l'esistenza di un sistema simulativo basato su schemi di tipo motorio che consentono al soggetto di organizzare e comprendere l'azione. In quest'ottica, la conoscenza che il soggetto ha degli oggetti è di carattere pragmatico e, pertanto, potrà rappresentare lo spazio in relazione alle azioni che possiamo compiere in esso. Gli artefatti diventano dunque quello strumento per allargare i confini del Sé (artefatti primari) e della situazione (artefatti secondari e terziari). Ad influenzare i neuroni bimodali è l'intenzione ad essi collegata. Gli oggetti vengono concettualizzati come poli di atti virtuali definiti dalle intenzioni che li riguardano. Nel caso dei neuroni canonici, che si attivano sia quando il soggetto compie un atto motorio finalizzato (prendere una tazzina) e sia quando guarda un oggetto a cui potrebbe essere rivolto lo stesso atto (la tazzina), c'è una comprensione immediata delle possibilità di interazione che gli oggetti gli offrono. Nel caso dei neuroni a specchio, che si attivano sia quando il soggetto compie un atto motorio finalizzato (prendere una tazzina) e sia quando osserva lo stesso atto eseguito da altri (un altro prende la tazzina), c'è una codifica non solo dell'osservato ma anche dell'intenzione con cui è compiuto. |