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Pillole di Elettrotecnica e di Elettronica
per alunni pazienti o pazienti alunni

Introduzione

     L'esperienza mi ha portato alla convinzione che la "condizione" di  studente o, per gli ottimisti, di studioso può essere ben compresa se la si pone in relazione alla condizione di "paziente". Questa analogia, secondo me,  può essere individuata su tre linee parallele:

"studente" o "studioso" = "paziente", nel senso di colui che ha o deve avere pazienza per vedere risultati apprezzabili per il proprio impegno;

"studente" o "studioso" = "paziente", nel senso di colui che è affetto dalla febbre dello studio, malattia alquanto rara; in pratica di colui che si sente filosofo, cioè amante della sapienza;

"studente" = "paziente", questa volta senza l'alternativa "studioso", perché corrisponde alla condizione del vero e proprio "ammalato" perché colpito, suo malgrado, da una malattia fastidiosa ma fortunatamente curabile, che è l'angoscia che si prova di fronte all'...impossibile.

Per questo la condizione di "paziente" va trattata con appropriata terapia, ma specialmente con un sapiente dosaggio della medicina.

Devo confessare che il mio primo pensiero è per gli studenti a cui non è possibile attribuire l'aggettivo "studiosi". Da qui l'impostazione della "medicina" sotto forma di pillole, da somministrare una o due volte al giorno (possibilmente lontano dai pasti). Ma è giusto che anche gli "studiosi" possano trarne beneficio,  disintossicandosi e rilassandosi.

Quanto detto non deve far pensare di trovarsi di fronte a pillole di miele e zucchero, che per quanto gradevoli sarebbero solo un placebo momentaneo e non in grado di debellare definitivamente il male; in realtà, come la maggior parte delle medicine efficaci, sono pillole amare che vanno assunte con attenzione e con la giusta predisposizione. Quello che è certo è che non hanno effetti collaterali.

Per concludere queste semi-serie considerazioni, aggiungo che la medicina da me proposta può essere efficace solo per pazienti al I o al II stadio della malattia. Per malati allo stadio terminale si consiglia il "ricovero" presso strutture universitarie.